Pescare a bolognese e bigattini in scogliera non è assolutamente semplice, specie in condizioni di mare molto mosso.
Queste circostanze però potrebbero regalarci combattimenti memorabili, se pur, per forza di cose, molto brevi.

Conoscere lo spot nel quale decideremo di effettuare la sessione di pesca potrà fare la differenza, specialmente se vogliamo ridurre al massimo incagli e rotture accidentali.

Mirare ad un range di fili dal diametro tendenzialmente più sostenuto potrebbe garantirci un margine di vantaggio su pesci di taglia sopratutto qualora il finale venga a contatto con gli scogli.

Posizionarsi sulla scogliera non è sempre agevole

La preda più ambita da insidiare a bolognese in scogliera è senza ombra di dubbio il sarago maggiore, re indiscusso della schiuma.
Se avremo la fortuna di ingannare un esemplare di buona taglia ci mostrerà immediatamente tutti i suoi muscoli con fughe fulminee alla ricerca di un riparo, dal quale, in quel caso, difficilmente riusciremo a tirarlo fuori.
La giusta attrezzatura, accompagnata da un pizzico di fortuna e una buona dose di polso ci permetteranno di portare a casa un bottino succulento.

Probabilmente la scelta del galleggiante e la conseguente taratura sarà uno dei fattori determinati per una buona riuscita. È consigliabile utilizzare galleggianti fissi a goccia corta rovesciata da 5 o 6 grammi, filopassanti e con antenna da 4,5 mm possibilmente rossa e cava. Noi ci siamo trovati bene con il Tubertini Giove, già munito di antenna cava multicolore ma che spesso sostituiamo con una rossa da 4,5 mm x 75 mm del medesimo marchio.

Tubertini Giove da 6 grammi

Tareremo il galleggiante per circa l’ 80% della sua grammatura diminuendo delle volte fino al 60% al fine di evitare le “false abboccate”. È importante che sia sempre ben visibile nella schiuma e che rimanga stabile in superficie resistendo alle turbolenze.

Ad esempio, se utilizzeremo un galleggiante da 5 g e una lenza piombata da 2 g, per tarare il galleggiante di circa l’80% fisseremo alle deriva una torpilla da 2 g.

Per la taratura inseriremo una torpilla nella deriva e la fisseremo mediante l’ausilio di un piccolo segmento di tubicino in silicone. Il peso della stessa va ponderato in base a quello della lenza considerando le percentuali sopracitate.