Pescare i saraghi maggiori in notturna dalla spiaggia, con la tecnica della pesca a bolognese e bigattini, affascina molti appassionati.
Calano le tenebre e il buio ci avvolge esaltando gli altri sensi e perché no, anche la fantasia.

Nel mar Jonio, il periodo estivo a cavallo con l’autunno è probabilmente uno dei migliori per insidiare questi pesci, soprattutto dal calasole fino al cuore della notte. Da tenere in considerazione è sicuramente la fase lunare che molto ne influenza il comportamento.

Fondali ciottolosi, limitrofi a foci o scogliere, specie se non molto distanti da secche, dovrebbero garantire la presenza degli sparidi in questione.

Mare montante o scaduta attireranno nel sottoriva i nostri amici pinnuti e una buona pasturazione a base di bigattini e delle volte pellet di medio diametro ci aiuterà, nella migliore delle ipotesi, a raggrupparli e mantenerli a tiro di bolognese.

Una canna da 7 metri farà al caso nostro poiché, a seconda della corrente e della distanza in cui intercetteremo le abboccate, avremo bisogno di settare la collocazione del galleggiante. Oltretutto una canna più corta potrebbe metterci in difficoltà in condizioni di mare molto agitato, poiché non riusciremmo a mantenere la lenza in bando ad un’altezza sufficiente affinché non venga risucchiata dai marosi.

Le acque dello Stretto di Messina sono caratterizzate da correnti che cambiano di intensità e direzione e sono famose per complessi fenomeni idrodinamici unici al mondo. A volte avremo l’impressione di pescare dalla sponda di un fiume e, in alcuni casi, si è costretti a sospendere la sessione di pesca ed aspettare che le acque plachino la loro corsa.

Anche a tal proposito non esiste una lenza specifica per insidiare questi sparidi, bisogna invece adattarsi al momento rispettando alcuni concetti base.
Il peso della montatura dovrà essere adeguato al moto ondoso e alla corrente: questo influenzerà anche la lunghezza del terminale, il cui diametro verrà scelto a seconda del colore dell’acqua.

Solitamente i maggiori tendono a cibarsi sul fondo e con diffidenza masticare e succhiare il nettare delle larve presentate all’amo evitando di ingoiarle. La serie di ami giusta spesso potrebbe fare la differenza, poiché nella maggior parte dei casi l’amo penetrerá sul labbro esterno aumentando il rischio di slamate.
Noi ci siamo trovati bene con la serie 7 di tubertini high quality nella misura del 16 o 17, un amo molto tenace che ci aiuterà ad allamare il pesce, evitando spesso di strappare.
Ci occorrerà una spallinata che ci permetta di eseguire delle passate non troppo veloci, presentando l’esca in maniera naturale in prossimità del fondo evitando troppi svolazzi. Il peso della piombatura potrà variare da un grammo a due grammi, ed in alcune circostanze, potremmo avere l’esigenza di aggiungere un bulk o una torpilla a monte della scalata.

È importante individuare la zona in cui sostano i pesci. A volte avremo delle affondante in prossimità della riva e in pochi centimetri d’acqua, a volte dovremo cercarli con lunghi lanci ad una colonna d’acqua più generosa.

La scelta del galleggiante, ricadrà su un modello a goccia rovesciata filopassante da 5 grammi circa, con boccola porta starlight da 4,5 mm. La deriva dovrà essere del diametro adeguato per ospitare una torpilla bloccata da dei segmenti di tubicino in silicone, ciò ci permetterà di ultimare la taratura del nostro segnalatore.
( Un altro espediente, potrebbe essere quello di realizzare intorno alla deriva, una spirale di filo di piombo del peso che riteniamo più opportuno)

Esistono in commercio galleggianti piombati + 1, + 2, + 3 e + 4 a goccia rovesciata che potrebbero risultare più comodi per quanto riguarda l’aspetto della taratura. Noi solitamente, per la lenza da 1 g, usiamo un 4 g + 1 mentre per le lenze più pesanti usiamo dei classici non piombati inserendo sulla deriva “mediamente” una torpilla da 2,5 g. Per la spallinata da 1,4 g usiamo un galleggiante da 5 g e per quella da 2,5 g uno da 6 g. In ogni caso, ricordiamoci che la taratura del galleggiante è da contestualizzare a seconda delle circostanze.

L’insieme di questi dettagli potrebbe metterci nelle condizioni di realizzare un buon carniere o magari, con una buona dose di fortuna, regalarci un testa a testa con un esemplare di notevole taglia.